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Perché è importante candidarsi come donatore di midollo osseo

immagine illustrata con donatore di midollo osseo a cui viene prelevato il midollo

Indice

Ha fatto piuttosto scalpore, nei giorni scorsi, la storia che ha visto protagonista il calciatore Marcel Franke. L’hanno raccontata i principali media italiani: da La Repubblica a Sky, dal Corriere della Sera a Il Fatto Quotidiano. Il centrocampista del Karlsruhe, squadra militante nel campionato di serie B tedesco, ha dovuto saltare l’ultima gara poiché riconosciuto come persona idonea a donare le proprie cellule staminali a un malato di cancro in attesa di un trapianto. La procedura – nel gergo più diffusa nota come trapianto di midollo osseo, anche se è più corretto parlare di trapianto di cellule staminali emopoietiche – è considerata salvavita per una serie di malattie che coinvolgono il sangue. Perché vada a buon fine, però, occorre trovare un donatore. Una soluzione che poco più di 1 persona su 4 trova in famiglia. In tutti gli altri casi è necessario verificare la disponibilità di un donatore compatibile all’interno del registro nazionale. Ecco perché candidarsi a diventare donatore di cellule staminali è una pratica da incoraggiare (prima) per permettere che un giorno (poi) chi è in difficoltà possa trovare una risposta alla propria malattia.

Perché è importante donare?

Il trapianto di cellule staminali emopoietiche permette di curare molte malattie del midollo osseo, del sangue e del sistema immunitario altrimenti incurabili. È il caso delle leucemie, dei linfomi, dei mielomi, delle talassemie, dei disordini congeniti dell’età pediatrica, di alcune malattie autoimmuni e dei tumori solidi. Per il trapianto – a cui si ricorre sempre dopo aver registrato il fallimento di precedenti terapie – è assolutamente necessario che ci sia una compatibilità tissutale tra paziente e donatore. Ovvero una eguaglianza a livello dei geni del sistema di istocompatibilità (HLA). Circostanza assai rara, che si verifica in 1 caso su 4 tra fratelli e sorelle. E mai tra genitori e figli o tra zii e cugini. La probabilità di avere a disposizione una persona amica non consanguinea compatibile è di 1 su centomila. Un dato che spiega perché è così importante avere un ampio registro di donatori a cui attingere, nel momento in cui un paziente affetto da una delle malattie citate abbia come ultima chance quella del trapianto.

Chi può candidarsi a donare midollo osseo?

Per iscriversi al Registro Italiano Donatori di Midollo Osseo (Ibmdr) bisogna avere un’età compresa tra 18 e 35 anni, pesare almeno cinquanta chilogrammi ed essere in buona salute. Per iscriversi è necessario fare un primo screening: vale a dire un colloquio anamnestico e un prelievo di saliva o sangue, per procedere alla tipizzazione. Se non sono riscontrate controindicazioni cliniche, si può entrare nel Registro Ibmdr, in cui si resterà fino al raggiungimento del cinquantacinquesimo anno di vita. Per diventare donatori – qui l’elenco dei centri a cui rivolgersi, su base regionale – è sufficiente compilare un questionario sullo stato di salute generale e sottoscrivere il consenso informato. È il medico a valutare, in base alle risposte fornite, l’idoneità all’iscrizione. Se questa viene riconosciuta, si procede o con un semplicissimo prelievo di materiale biologico (sangue o saliva, secondo le circostanze). Il campione di sangue o di saliva viene analizzato per ottenere la tipizzazione HLA del potenziale donatore che, da quel momento, sarà ufficialmente iscritto al Registro. In caso di riscontro di un primo livello di compatibilità con un paziente che ha indicazione ad eseguire un trapianto di midollo, il donatore è richiamato per effettuare indagini più approfondite con l’obiettivo di confermare la compatibilità con il paziente e valutare in modo adeguato la sua idoneità alla donazione stessa. Il potenziale donatore di staminali emopoietiche, quindi, si iscrive e rimane in attesa di chiamata che avverrà soltanto nel caso di compatibilità con un paziente. Non si sa se verrà chiamato, non si sa quando e non si sa per chi. L’iter finora descritto è comunque molto ben sintetizzato in questo video realizzato dal Centro Nazionale Trapianti.

Fino a che età è possibile sottoporsi alla donazione?

Ci si può iscrivere al Registro tra i 18 e i 35 anni, mentre la chiamata per l’effettiva donazione può avvenire fino a 55 anni. Questo limite, introdotto a tutela del donatore e del paziente, non vale per i donatori familiari, che possono donare anche se hanno un’età superiore.

Come avviene il prelievo?

Le cellule staminali emopoietiche possono essere prelevate direttamente dal midollo osseo o dal sangue periferico. Il prelievo di sangue midollare avviene dalle ossa del bacino (creste iliache), in anestesia generale o epidurale. Si tratta di una procedura sicura che non comporta danni o menomazioni per il donatore. Nel caso di donazione di cellule staminali emopoietiche da sangue periferico, 4-5 giorni prima del prelievo è indispensabile assumere dei farmaci (fattori di crescita) in grado di stimolare il midollo a produrre e rilasciare nel circolo sanguigno nuove cellule staminali. Questi farmaci possono comportare la comparsa di alcuni sintomi – febbresenso di stanchezza diffuso e comparsa di dolori ossei – che comunque scompaiono al termine della somministrazione. In questo caso, il prelievo avviene attraverso una procedura di aferesi – simile a quella per la donazione di plasma e piastrine: senza alcuna anestesia – ed è indolore. Al momento dell’iscrizione al Registro si richiede una iniziale ipotesi di scelta tra una delle due modalità, che rimane però solo indicativa fino al momento della donazione effettiva. Quella definitiva dipende dalle indicazioni del trapiantologo in base alle necessità del paziente e dalla disponibilità e dalla idoneità del donatore, valutata dal medico del centro donatori.

Qual è il ruolo del microbioma nel trapianto di cellule staminali emopoietiche?

Diverse ricerche hanno dimostrato che la composizione del microbiota intestinale può avere un ruolo importante nel contrastare o nel favorire le complicanze del trapianto allogenico di cellule staminali emopoietiche. Il microbiota ha un ruolo importante nella protezione verso le infezioni, che frequentemente si presentano nei pazienti trapiantati.Il test di valutazione del microbioma permetterebbe di modulare le terapie disponibili e monitorarne le possibili conseguenze. Al momento, però, queste valutazioni sono ancora in fase sperimentale.

Per saperne di più:

www.admo.it

La storia di Alex e l’impatto (crescente) sui donatori di midollo osseo – Fondazione Umberto Veronesi

Trapianto di midollo osseo: l’esito dipende anche dal microbiota – Fondazione Umberto Veronesi

«Donare midollo osseo? Ha cambiato in meglio la mia vita» – Fondazione Umberto Veronesi

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