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L’importanza delle vaccinazioni nei malati di cancro

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Indipendentemente da quello che è stato l’impatto della pandemia di Covid-19, i pazienti oncologici vivono in uno stato di fragilità che li rende maggiormente esposti al rischio di infezioni. Motivo per cui i programmi vaccinali acquisiscono enorme importanza e devono puntare alla maggior efficacia possibile.

Le vaccinazioni raccomandate sono diverse: sebbene con indicazioni variabili a seconda della malattia e della fase di terapia affrontata. Una sintesi efficace la si può trovare in una guida realizzata dalla Rete Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta assieme al dipartimento di scienze della sanità pubblica e pediatriche dell’Università di Torino.

Al di là dell’elenco delle malattie da cui proteggersi, però, nel caso di questi pazienti ci sono altri aspetti da considerare. E che, se non affrontati in maniera adeguata, rischiano di limitare l’accesso alla profilassi vaccinale.

Priorità alla profilassi contro tetano, difterite, influenza e Covid-19

Per non vedere ridursi l’efficacia dell’azione preventiva, i tempi di somministrazione delle vaccinazioni raccomandate devono essere modulati in base al grado di immunocompetenza del paziente: variabile sulla base della malattia e della terapia in atto.

Tutte le vaccinazioni sono raccomandate per i pazienti oncologici, ma alcune potrebbero essere controindicate a seconda della patologia e della terapia. La profilassi essenziale include le vaccinazioni contro il tetano, la difterite, la pertosse, l’influenza e Sars-CoV-2. Ideale sarebbe anche proteggere tutti i pazienti oncologici dall’infezione da Herpes Zoster. Altre vaccinazioni sono invece raccomandate con un livello di priorità inferiore. È il caso dell’antipolio e di quelle contro l’epatite A e l’epatite B: da effettuare se il paziente si trova in aree a rischio. Mentre le vaccinazioni con vaccini vivi attenuati come morbillo, rosolia, parotite e varicella non sono raccomandate durante le terapie oncologiche. In questo caso sono i famigliari e i caregiver a diventare oggetto di raccomandazione.

Le indicazioni per incrementare le vaccinazioni nei malati di cancro

La vera sfida, però, è preparare la macchina organizzativa: al momento non priva di falle. Attualmente, infatti, le vaccinazioni per i pazienti oncologici e fragili non vengono offerte nello stesso luogo in cui ricevono la cura per la loro malattia. Da qui il recente appello lanciato dalla Società italiana di Igiene (SiTI): “È necessario individuare modalità che permettano un facile accesso alle vaccinazioni per questi pazienti. Strategie ottimali per organizzare programmi di profilassi efficaci includono l’integrazione delle vaccinazioni nei percorsi diagnostico-terapeutici, la messa a punto di percorsi differenziati per l’accesso alle vaccinazioni e la formazione dei clinici che li assistono. Come primo passo tutti i medici devono essere al corrente dell’importanza delle vaccinazioni, oltre a sapere indirizzare i pazienti nei luoghi giusti”.

La SiTI chiede l’intervento del ministero della Salute per le vaccinazioni dei malati fragili

Per mettere ordine e migliorare l’offerta sanitaria, secondo la SiTI, “è necessario che il ministero della Salute diffonda una circolare con le linee guida per la vaccinazione contro il Covid-19”.

Redatto un anno e mezzo fa, nel pieno dell’emergenza, il piano nazionale vaccini non contiene infatti alcuna indicazione per questa vaccinazione. Con una conseguenza inevitabile. “Oggi abbiamo migliaia di pazienti fragili scoperti”, aggiunge Roberta Siliquini, ordinario di igiene e sanità pubblica all’Università di Torino e presidente della SiTI, che invoca anche il potenziamento dei dipartimenti di prevenzione e l’individuazione di percorsi dedicati alle persone fragili. “Non è possibile che un malato oncologico o affetto da un’altra malattia cronica debba seguire i percorsi dei cittadini sani: andando a cercare un appuntamento e il luogo in cui dover vaccinarsi. Le vaccinazioni devono rientrare nei percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali delle malattie croniche”.

Terzo punto. “Bisogna dare alle Regioni obiettivi di livelli essenziali di assistenza per le coperture vaccinali: in modo da spronarle a mettere in atto tutte le azioni possibili per aumentare le vaccinazioni”. Quarto. “Sarebbe opportuno poter individuare le popolazioni fragili e invitarle in maniera diretta alla vaccinazione – conclude Siliquini -. Per ragioni di privacy, questo oggi non è possibile. Eppure sarebbe fondamentale poter individuare e contattare questi pazienti”.

Un’opportunità al momento concessa soltanto ai medici di medicina generale.

Vaccinare anche i contatti più stretti per proteggere i malati di cancro

Tocca quasi sempre a lui sensibilizzare il proprio assistito con una diagnosi oncologica in merito all’importanza di effettuare le vaccinazioni raccomandate. Ma non solo.

Un discorso analogo va indirizzato anche al caregiver o ai famigliari più stretti. Occorre costituire la cosiddetta strategia del bozzolo, che permette di costruire una rete di protezione attorno al malato vaccinando i suoi contatti più frequenti.

Particolare attenzione ai pazienti oncologici pediatrici

Un discorso valido soprattutto quando il malato in questione è un bambino o un adolescente. “Nonostante le elevate probabilità di guarigione, questi pazienti affrontano spesso trattamenti che li rendono più suscettibili alle infezioni – puntualizza Franca Fagioli, direttrice del dipartimento di patologia e cura del bambino all’ospedale Regina Margherita di Torino ­-. Sono pertanto necessarie specifiche strategie durante e al termine della terapia per proteggere i pazienti seguendo il ciclo vaccinale o fornendo loro dei richiami”.

 

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