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HIV: terapia antiretrovirale, a che punto siamo?

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Rapporti sessuali anche senza preservativo. Purché in trattamento con gli antiretrovirali. Sommando queste due condizioni, anche le persone sieropositive oggi possono vivere a pieno la propria sessualità: senza per questo esporre il proprio partner al rischio di trasmettergli l’HIV. Un obiettivo nemmeno immaginabile fino a qualche anno fa, raggiunto dopo anni di utilizzo dei farmaci che interrompono i meccanismi di cui il virus si serve per replicarsi e infettare nuove cellule. Dei quali, da pochi mesi, fa parte anche l’ultima evoluzione, rappresentata dalle terapie iniettabili a lunga durata d’azione. E di cui voglio parlarvi in occasione del World Aids Day 2022, che come ogni anno si celebre l’1 dicembre. Una possibilità che ha come obbiettivi quello di aumentare l’aderenza di questi pazienti alle cure (da seguire a vita) e di ridurre lo stigma che purtroppo, a oltre quarant’anni dalla scoperta dei primi casi di infezione nell’uomo, continua ad accompagnare l’infezione da HIV e la malattia che può provocare (l’AIDS).

HIV: il successo della terapia antiretrovirale

Nei primi anni ’80, la diagnosi dell’infezione da HIV equivaleva a una condanna e l’aspettativa di vita media era ridotta al minimo. Il decorso della malattia è stato cambiato dallo sviluppo di farmaci antiretrovirali sempre più efficaci. Il principio che è alla base del loro funzionamento è il seguente: interrompendo selettivamente i meccanismi che il virus utilizza per replicarsi e infettare nuove cellule, si inibisce la replicazione virale. Con gli antiretrovirali, dunque, non si guarisce dalla malattia, ma si prepara il terreno alla convivenza con l’infezione. Se all’inizio le persone sieropositive erano costrette ad assumere un “cocktail” composto da 10-15 compresse al giorno, oggi tutte le componenti vengono condensate in poche compresse (2 o 3). E con meno effetti collaterali. Un’evoluzione positiva, a cui fa seguito l’ultima: due iniezioni con cadenza bimestrale per tenere a bada la malattia e rassicurare anche l’eventuale partner.

Il virus non si diffonde più grazie alla terapia antiretrovirale

Oltre a cambiare il decorso della malattia, i farmaci oggi in uso contro l’HIV stanno mutando anche le caratteristiche del contagio. Chi fa un uso corretto e regolare delle cure antiretrovirali, infatti, ha un rischio di trasmettere l’infezione pari a zero. Questo è quanto si sa da diversi anni: almeno da quando sono state pubblicate le conclusioni dello studio «Partner», pubblicato sulla rivista «The Lancet». La ricerca, condotta in 14 Paesi europei coinvolgendo quasi mille coppie omosessuali, ha dimostrato che le persone che assumono regolarmente farmaci antiretrovirali, pur avendo rapporti non protetti con partner mai a contatto con l’HIV, non trasmettono l’infezione. A consolidare l’evidenza, un periodo di osservazione di due anni: oltre 76mila i rapporti sessuali rilevati, 472 i contagi evitati. Un risultato rivoluzionario, da cui lo slogan «U=U». Ovvero: se il virus non è rilevabile (undetectable) vuol dire che non è trasmissibile (untrasmittable). Le persone sieropositive in cura non sono dunque più fonte di contagio e possono affrontare con maggiore serenità la comunicazione della loro condizione e la relativa convivenza con il proprio partner.

HIV: la terapia antiretrovirale e la novità delle iniezioni

La terapia iniettiva rappresenta un cambio di paradigma. A parità di efficacia, infatti, questa soluzione garantisce anche una migliore aderenza e libera i pazienti dall’assillo di dover seguire una terapia quotidiana. La combinazione tra il cabotegravir (una nuova molecola) e la rilpivirina (utilizzata dal 2013) è stata approvata in Italia a luglio. Un ritardo di oltre un anno dovuto anche alla pandemia da Covid-19 e alle difficoltà che i sistemi sanitari e gli ospedali continuano ad affrontare anche in queste settimane. Ma la speranza di molti pazienti, nelle ultime settimane, è divenuta realtà. La storia raccontata anche sui social dello scrittore Jonathan Bazzi, che nel romanzo “Febbre” ha ripercorso le tappe della sua sieropositività, è lì a testimoniarlo. «Si tratta di un passo in avanti che la scienza ci regala e che ci permetterà di emanciparsi dall’anomalia e tenere a bada il virus con uno stile di vita sempre più simile a quello di tutti gli altri». Una visita di qualche ora nel proprio centro di cura (in ambulatorio, senza ricovero), due iniezioni intramuscolari (una per ogni farmaco) e la replicazione del virus è inibita per otto settimane. La quota di persone che potrebbero beneficiare di questa innovazione è significativa. Si va dal 30 al 50 per cento di coloro che sono in cura nei diversi centri, con una variabilità che può essere spiegata attraverso i criteri di arruolamento di questi pazienti.

Terapia antiretrovirale iniettiva: per chi è indicata?

La nuova opzione terapeutica non riguarda comunque tutti i sieropositivi, ma coloro che non abbiano registrato fallimenti nelle precedenti terapie o che abbiano contratto un’infezione da un HIV che non presenti resistenze ai farmaci long-acting. Questo può voler dire una candidabilità soprattutto per i pazienti di più recente diagnosi e in misura minore tra coloro che sono in trattamento antiretrovirale da 15-20 anni, per cui spesso sarà necessario mantenere la terapia orale. La terapia iniettiva è invece esclusa per i cosiddetti pazienti “naive”, ovvero mai sottopostisi alla terapia antiretrovirale, avendo ricevuto la diagnosi dell’infezione da pochi giorni o settimane. In questo caso si procede comunque con la terapia orale, fino al raggiungimento di una viremia negativa. Da questo momento in avanti si attenderanno sei mesi prima di proporre ai pazienti il passaggio alla terapia iniettiva.

HIV: la fotografia del contagio in Italia

Se le nuove infezioni da HIV risultano in calo ormai da un decennio (1.170 nel 2021), complessivamente ancora troppe persone (63 per cento) scoprono di essersi contagiate quando l’infezione è già in fase avanzata. Una quota in crescita dal 2015, che denota una scarsa consapevolezza del rischio e dei sintomi associati all’infezione. I sintomi con cui si manifesta quelli da HIV sono abbastanza aspecifici e tendono a manifestarsi tra 7 e 30 giorni dopo l’esposizione al virus:

  • febbre
  • eruzione cutanea o rash
  • gola infiammata e/o candidosi orale
  • ghiandole gonfie (linfoadenopatie)
  • mal di testa
  • dolori articolari
  • dolori muscolari

È la loro combinazione a dover indurre in sospetto, soprattutto se la persona in questione assume comportamenti a rischio. secondo i dati appena diffusi dal Centro Operativo AIDS dell’Istituto Superiore di Sanità, il numero più elevato di diagnosi è attribuibile alla trasmissione sessuale (83,5 per cento): gli eterosessuali rappresentano il 44 per cento, gli “MSM” (uomini che fanno sesso con uomini) il 39,5 per cento. La trasmissione attraverso l’uso di sostanze stupefacenti per via iniettiva è stata causa nel 2021 del 4,2 per cento dei nuovi casi di infezione.

Ma il preservativo rimane comunque importante

Nonostante il contributo dei nuovi farmaci per la prevenzione del contagio per via sessuale, l’indicazione a utilizzare il preservativo rimane sempre valida: sia per prevenire i nuovi casi di infezione a partire da persone che non sanno di essere positive sia per proteggersi da altre infezioni sessualmente trasmissibili. Come per esempio l’HPV, uno dei fattori di rischio prevenibile per l’insorgenza di diverse forme di cancro. Tra cui, quest’anno, c’è anche il vaiolo delle scimmie. L’epidemia sembra essersi stabilizzata nel nostro Paese ancora prima del raggiungimento della soglia dei mille casi, grazie soprattutto alla buona risposta alla campagna vaccinale da parte di quello che era il target considerato più esposto all’infezione. Il World Aids Day è però una buona occasione per ritornare sull’argomento. E per ricordare quanto sia importante prevenire tutte le infezioni sessualmente trasmissibili.

 

Per saperne di più:

Risk of HIV transmission through condomless sex in serodifferent gay couples with the HIV-positive partner taking suppressive antiretroviral therapy (PARTNER): final results of a multicentre, prospective, observational study, The Lancet

Approvato l’utilizzo in monoterapia di due farmaci antiretrovirali per i pazienti affetti da HIV, Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA)

Test HIV: cosa occorre sapere, ministero della Salute

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