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Salute mentale: una pandemia di disturbi “invisibili”

mano con sopra un cervello disegnato

Indice

Non c’è salute senza salute mentale. Quello che un concetto alla base del benessere di ogni individuo è divenuto chiaro ai più di noi negli ultimi due anni. Prima la pandemia, adesso la guerra e la crisi energetica. Senza dimenticare che l’emergenza sanitaria da Covid-19 è tutt’altro che conclusa. La nostra mente, ormai da quasi tre anni, è minata a cadenza quotidiana dal timore che eventi molto più grandi dei singoli possano avere ripercussioni pesanti sulle nostre vite. La tendenza a somatizzare il malessere dipende anche dal carattere di una persona. Ma è indubbio che grandi eventi che potrebbero diventare immani tragedie – come quelli citati – abbiano un riflesso sul nostro equilibrio psicofisico. Temi che, come abbiamo potuto imparare nell’ultimo periodo, riguardano tutti noi. E da cui, potenzialmente, nessuno risulta esente. La giornata mondiale dedicata alla salute mentale, in programma come ogni anno il 10 ottobre, rappresenta l’occasione per accendere un’altra luce su queste problematiche. La cui diffusione, in costante crescita, non può a questo punto non essere seguita da un rafforzamento dell’offerta sanitaria.

La pandemia dei disturbi mentali

Considerando che già prima dello scoppio della pandemia 1 persona su 8 soffriva di un disturbo mentale, non c’è da stupirsi se questa quota sia raddoppiata (1 su 4) nel primo anno della pandemia. Ansia e depressione sono i più frequenti, come documentato da diverse ricerche. Problematiche che si sono acuite in maniera anche grave, in chi già era chiamato a farci i conti. Ma che, complice lo stress prolungato determinato dalla pandemia, hanno finito anche per fare capolino per la prima volta nella vita di tante persone. E di tutte le età. Una pandemia nella pandemia, l’hanno definita alcuni esperti, a cui di fatto non si è riusciti ancora a far fronte. Troppo deboli erano infatti i servizi sanitari già prima dell’emergenza. E ancora di più tali lo sono divenuti in seguito alla diffusione di Covid-19, travolti da una richiesta di assistenza senza precedenti. Risultato: più persone con disturbi mentali in circolazione e minore capacità da parte del sistema di prendersene cura.

Ansia e depressione «esplose» dopo la pandemia

Le prime stime mondiali riportate sulla rivista «The Lancet» riferiscono di 53 milioni di casi in più di depressione maggiore (+28 per cento) e 76 milioni di casi in più di disturbi d’ansia (+26 per cento) nel 2020. Tutti casi direttamente collegati alla pandemia e che non hanno risparmiato – anzi – nemmeno i più piccoli. I dati globali sono impressionanti: quasi un miliardo di persone vivono con un disturbo mentale nei Paesi poveri, oltre il 75 per cento delle persone non riceve alcuna assistenza. Secondo i dati riportati nella prestigiosa rivista, senza Covid-19 i casi di depressione a livello globale nel 2020 sarebbero stati 193 milioni (2.471 casi ogni 100.000 persone). I casi reali sono stati invece 246 milioni (3.153 per 100,000): 53 milioni in più, di cui 35 tra le donne. Quanto ai disturbi d’ansia, senza pandemia sarebbero stati 298 milioni. Quelli reali: 374, 76 milioni in più rispetto al dato atteso. Gli studi realizzati da numerosi team di scienziati in tutto il mondo nel periodo di lockdown e restrizioni descrivono di fatto in maniera pressoché unanime il pesante impatto che la pandemia ha avuto sulla sfera psichica degli individui. Proprio rispetto a questa problematica da mesi i presidenti di vari ordini regionali degli Psicologi avvertono della necessità di un piano che permetta ai cittadini di accedere a terapie e supporto psicologico.

Attenzione anche alla salute mentale dei più piccoli

La pandemia non ha risparmiato nemmeno i bambini. Secondo Save the Children, l’83 per cento dei piccoli di tutto il mondo avverte un aumento dei sentimenti negativi. E tra i minori sono in crescita i livelli di depressione, ansia, solitudine e autolesionismo. Nei Paesi dove le scuole sono rimaste chiuse per 17-19 settimane, inoltre, il malessere psicologico è aumentato nel 96 per cento dei casi. Una crisi globale dagli effetti potenzialmente catastrofici, per alcuni bambini: a partire da coloro che vivono in povertà o in situazioni svantaggiate, che dalla mancanza di stimoli sociali potrebbero aver ricevuto un grave impatto sulla loro salute mentale. E sul loro sviluppo, che potrà però essere misurato soltanto negli anni. quello che si osserva, per adesso e anche in Italia, è un aumento dei casi di ansia, depressione e fragilità nei rapporti sociali. Oltre, segnalano gli esperti, a una crescita esponenziale dei disturbi del comportamento alimentare (anoressia, bulimia, binge eating disorder). Un’emergenza chiama l’altra, dunque. E il sistema non sembra affatto pronto a rispondere a tutte le sollecitazioni.

Come garantire il sostegno a tutti i pazienti?

In Italia, la spesa sanitaria complessiva destinata alla salute mentale è pari in media al 3,5 per cento del totale, con una significativa disomogeneità nell’offerta sanitaria tra le diverse Regioni. Un approccio che, ripetono da tempo gli esperti, rischia di comprimere la possibilità di accesso alle cure per i soggetti che ne avrebbero bisogno e non possono permettersi di ricorrere a professionisti del privato. Il Governo uscente ha offerto la possibilità di ricevere il bonus-psicologo, ma è ancora troppo poco per fronteggiare una pandemia silente, ma non per questo meno grave di quella infettiva. Nonostante in Italia operino 130mila psicologi, meno di 5 di loro su 100 lavorano all’interno di strutture del sistema sanitario nazionale. Inevitabili le conseguenze. Le strutture pubbliche che offrono aiuto psicologico si trovano a fronteggiare, con pochissime risorse, le richieste di cittadini che avrebbero bisogno di un percorso di sostegno. Di tutti coloro che rimangono fuori, soltanto una minima parte ha le risorse per rivolgersi al privato. Gli altri rimangono ai margini della società e con malattie che tendono ad aggravarsi nel tempo, se non curate. Da qui la necessità di mettere mano profondamente al sistema delle cure mentali, per fare in modo che nei Livelli Essenziali di Assistenza rientrino più prestazioni. Un passaggio che, per concretizzarsi, non può prescindere da un ampliamento delle risorse (economiche e umane) dedicate alla cura della salute mentale nelle strutture pubbliche.

Lo stigma che accompagna (ancora) le malattie mentali

A tutto ciò, occorre aggiungere lo stigma che da sempre (e ancora oggi) accompagna le malattie mentali e chi ne soffre. Inutile negarlo: avere la depressione non equivale a convivere con il diabete, sul piano sociale. In molti casi i pazienti continuano a essere guardati con qualche sospetto da chi è loro intorno. Un problema di cui si parla ancora troppo poco. E che secondo gli psichiatri, invece, «può essere peggiore della malattia stessa», per riprendere le conclusioni del messaggio diffuso da una commissione di esperti mondiali attraverso le colonne della rivista «The Lancet», proprio in occasione del World Mental Health Day di quest’anno. Serve un piano radicale per rimuovere lo stigma che sono ancora costretti a subire questi pazienti. Discriminazioni che finiscono con il determinare difficoltà nell’accesso alle cure e sui luoghi di lavoro. E che, aspetto meno noto, hanno un impatto sulla salute che può determinare anche una morte precoce. Per quali cause? Il suicidio, prima di tutto. Senza trascurare il rischio più elevato che una persona depressa, per esempio, ha di sviluppare sovrappeso, obesità, diabete e sindrome metabolica. Malattie visibili, queste, con documentati effetti dannosi sulla salute.

 

Per saperne di più:

World mental health report: Transforming mental health for all – Organizzazione Mondiale della Sanità

Global prevalence and burden of depressive and anxiety disorders in 204 countries and territories in 2020 due to the COVID-19 pandemic – The Lancet

Rapporto Osmed – Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA)

L’onda lunga della pandemia sulla salute mentale – Fondazione Umberto Veronesi

L’impatto della pandemia sulla salute mentale dei bambini – Save the Children

Comprehensive Mental Health Action Plan 2013-2030 – Organizzazione Mondiale della Sanità

The Lancet Commission on ending stigma and discrimination in mental health – The Lancet

 

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